La vicenda si svolge all'interno di una casa di riposo in cui gli ospiti, pur consapevoli della propria condizione di persone anziane, abbandonate dai propri cari, diciamo "rottami della società", cercano nella quotidianità una ragione di vita: vogliono sentirsi ancora giovani e vivi! La vita a volte è strana ed imprevedibile e infatti un susseguirsi di eventi fa sì che questi vecchietti, per niente rimbambiti, sappiano appunto affermare la propria identità e lo spirito che li fa sopravvivere. La commedia, pur presentando degli argomenti in certi punti toccanti e di straordinaria attualità che ci invitano a riflettere, viene esposta con una comicità esplosiva, con allusioni e doppi sensi propri dell’esilarante repertorio di Memo Bortolozzi.
Ma è ancor più la divertente messinscena a sottolineare, per contrasto, la profondità dei temi trattati, che raccontano la realtà con cui ognuno di noi dovrà fare i conti, nell'incognita di un futuro in cui la sfiorita giovinezza ci consegnerà a una disincantata e amara vecchiaia. I vecchi in Italia sono sempre di più! Vivono i loro ultimi anni lontano dai parenti, spesso troppo frettolosamente dimenticati e lasciati in compagnia dei loro ricordi; barattano la loro solitudine con gite e passatempi, con un’ipnotica televisione oppure con telefonate a figli troppo lontani o troppo indaffarati. Pochi vivono soli nella loro casa, mentre la maggior parte viene ”parcheggiata” nelle case di riposo. Non sono gli anni a fare la vecchiaia, ma piuttosto la solitudine, l’indifferenza, l’umiliazione, il nostro odierno tipo di vita che sembra avere occhi solo per un effimero presente, svuotato di memoria, incapace di ascoltare le parole di saggezza custodite nei cuori dei nostri maltrattati “veci”.